Milano ore 11

Il governo deve svegliarsi in fretta

L’Italia si è svegliata sotto shock dopo le incredibili vicende della giornata di follia omicida incorsa al palazzo di Giustizia di Milano. Escluso il ministro Guardasigilli Orlando, che aspettava di sapere, contati i morti, se c’erano state delle falle del sistema di sicurezza, tutti i nostri concittadini, si sono accorti che quella falle c’erano state eccome. E il panico che si respira oggi nel Paese dipende dal fatto che se qualcuno si aspettava una qualche minaccia eclatante, legata al terrorismo internazionale, ha fatto i conti con la sua comune quotidianità che è stata stravolta. Un imprenditore del nord perde la testa e spara al giudice e persino al suo legale e visto che c’era ad un ex commercialista. Possono essere diverse le persone che sentendosi truffate da un qualche sistema vorrebbero farsi giustizia da sé. A Milano è invece accaduto improvvisamente ed inaspettatamente. Atterrisce che la strage non sia avvenuta in una via isolata della città, o in un bar periferico, ma all’interno del tribunale, lo stesso che gli italiani vedono nella fiction “1992” in cui lavorano Di Pietro e il Pool di Mani Pulite e più recentemente il giudice Bocassini e frequentano le famose olgettine. Ancora più inquietante, che in una simile cornice, il killer armato è andato da una parte all’altra del palazzo, ha sparato in luoghi diversi, ha lasciato per terra 5 persone e se ne è uscito tranquillamente, alla faccia di telecamere, agenti agli ingressi, pattuglie di carabinieri nell’edificio. Viene spontanea una domanda angosciosa: se lo Stato non è in grado di difendersi all’interno delle sue istituzioni più prestigiose e famose, dove sarà in grado di difendersi? E anche: se lo Stato non è in grado di impedire che un tranquillo cittadino si armi e compia una strage, sarà forse in grado di riuscire a prevenire un’azione organizzata e pianificata da professionisti del terrore? Da qualche anno il partito repubblicano non è più presente nei governi della Repubblica con i suoi rappresentanti e questa non è stata tutto sommato una particolare ragione di rimpianto. Ma oggi un rimpianto lo abbiamo, perché un esponente repubblicano al governo, in simili frangenti, potrebbe dire ai suoi colleghi ed al presidente del consiglio, di svegliarsi e di vedere le cose per come stanno realmente. Perdonateci se abbiamo qualche dubbio a proposito, se temiamo che qualche ministro stia lì a chiedersi di una qualche falla nel sistema di sicurezza e ancora non sappia darsi una risposta.

Roma, 10 aprile 2015